Dal 1930 al 2010
Brevi cenni sulla storia del Carnevale di Brolo
IL CARNEVALE DI BROLO
Dalle origini ai nostri giorni Le notizie storiche riguardanti le nostre tradizioni carnevalesche non hanno radici molto lontane e siccome sono fondate sulla” memoria d’uomo” le prime cognizioni risalgono intorno agli anni 1930.
Parliamo del periodo prima della guerra. Un signore racconta: ”Il Carnevale a Brolo si festeggiava con tanta allegria. I contadini inventavano i costumi, portavano sulle spalle padelle affumicate e le battevano con grossi cucchiai per fare rumore”. Io penso che le persone di giorno lavoravano duramente, la sera non dovevano avere molta voglia di andare in giro perché preferivano riposarsi per tornare, il giorno seguente di buon mattino, al lavoro.
Intorno agli anni ‘50 si vedevano anche i bambini e i giovani travestirsi con abiti di gente adulta, adattati per loro. Sul viso si portavano dei veli o dei fazzoletti per evitare di farsi conoscere. Si cominciavano ad aprire le vecchie casse delle nonne: si uscivano guanti, cappelli, ventagli e si girava per il paese quasi sempre accompagnati da suonatori con strumenti improvvisati. Si andava in casa degli amici i quali offrivano confettini, liquori e biscotti rigorosamente fatti in casa.
Fu sempre negli anni ’50 che a Brolo ci fu una grande nevicata. Una papera di razza pregiata volò dal cortile di un notabile del paese sul tetto della casa del proprietario. Non si sa quanto innocentemente, un cacciatore vide la papera e scambiatala per un animale selvatico, prese il fucile, lo puntò, prese la mira, sparò ed uccise la povera malcapitata.
La rabbia del proprietario fu tale che voleva sporgere denunzia, poi lo convinsero a desistere e la vicenda diventò la favola del paese. Intanto si avvicinava il Carnevale e gli studenti del tempo, nella gradinata e nello spazio antistante la Chiesa, allestirono un tribunale con la scritta: “La legge è uguale per tutti, anche per le papere” . Entrarono la corte e gli avvocati. Erano presenti anche l’ imputato e il proprietario. Il pubblico prese posto nella strada antistante cioè nell’attuale strada nazionale. Tanto in quel tempo non c’erano nemmeno le macchine che dovevano transitare! L’arringa fu molto incisiva e circostanziata, spaziò in largo e in lungo e fra l’ironia, la satira e il faceto, la causa arrivò alla conclusione e, in nome del popolo di Brolo l’imputato fu condannato a non toccare mai più un fucile e ad esporre la sentenza per un lungo periodo nel “Salone del barbiere”.
Sempre in quegli anni nelle sere di Carnevale si ballava nelle case private. E se le maschere tenevano il viso coperto,almeno una persona, chiamata “bastoniere”, doveva farsi riconoscere dal padrone di casa ed essere garante per la sua comitiva.
Un altro carnevale che mi raccontano, è stato circa negli anni ’60, quando avendo mangiato troppo, Carnevale fu costretto a ricorrere alle cure di un chirurgo che lo operò in pubblico, uscendo dal suo stomaco moltissimi metri di salsiccia che la gente mangiava con tanto piacere, intercalandola con qualche bicchiere di buon vino rosso.
Verso la fine degli anni ’60 alcune signore, amiche fra di loro, decisero di “rilanciare” il Carnevale. La TV trasmetteva i “Beati Paoli” e fu così che madri e figli vestiti con lenzuoli bianchi e cappucci giravano per il paese, raccogliendo grandi applausi e consensi.
Negli stessi anni, gli studenti universitari del tempo cominciarono a costruire i primi carri allegorici in cui venivano rappresentati, in maniera umoristica, i personaggi politici del tempo di Brolo. Furono quelli gli anni in cui nella piazza Roma si cucinavano i maccheroni conditi con squisiti sughi di carne di maiale e di salsicce, innaffiati da abbondante vino rosso. La partecipazione dei Brolesi a questi pranzi era sempre grande e ciò incitava gli organizzatori a fare sempre più e sempre meglio. La sera si andava a ballare al “Circolo Artigiani”, e qui i pranzi venivano completati con cannoli di ricotta, grandi vassoi di pignolata e chiacchiere.
Nel 1984 la Pro Loco brolese cominciò a muovere i primi passi verso i carri allegorici e la prima lavorazione della cartapesta. Così fino agli anni ’90.
Da quel che io ricordo, alle scuole Elementari i nostri insegnanti, l’ultimo sabato di Carnevale, ci facevano andare a scuola vestiti in maschera (già le sarte del paese si adoperavano a cucire i vestiti). Le mamme ci preparavano un buffet di dolci preparati in casa. Al pomeriggio, invece, le nostre maestre ci portavano a fare le sfilate per le vie del paese fra coriandoli e stelle filanti.
Oggi è sotto gli occhi di tutti, i carri sono migliorati molto, la partecipazione di bambini, adulti e ragazzi tutti mascherati è grandissima, il Comune dà un incentivo agli organizzatori e premi finali ai carri più belli.
Le migliorate condizioni economiche mettono tutte le persone nelle condizioni di spendere per comprare abiti anche lussuosi, e quintali e quintali di coriandoli.
Ci sono così le sfilate per le vie del paese e fra il chiasso, le musiche e l’allegria, il Carnevale brolese si conclude al Palatenda, dove la sera tutti vanno a ballare fino alla mattina del mercoledì delle Ceneri.
La storia sopra citata è una copia integrale di un documento senza una firma dell’autore. In attesa di far presente il vero autore di questa grande storia, ve la proponiamo complimentandoci con colui che lo ha realizzato.